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Biologo Nutrizionista

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L’educazione alimentare come primo passo per cambiare il comportamento alimentare 

Tramite l’educazione alimentare la persona prende coscienza della propria “porzione”, riacquista la sensibilità alle proprie sensazioni di fame e sazietà, regolarizza i pasti in base alle proprie esigenze e impara a programmarli e ad associare gli alimenti nel modo giusto.

L’educazione alimentare prevede inoltre anche una “educazione” di tipo più generale, in cui la persona apprende i processi fondamentali del funzionamento del proprio corpo e del proprio comportamento alimentare. Questo le consente di capire, da un lato, l’importanza dell’attività fisica non solo come strumento terapeutico per la perdita e il mantenimento del peso, ma come atteggiamento corretto da seguire sempre nella vita, per mantenere un buono stato di salute a lungo nel tempo. Dall’altro lato, l’educazione alimentare aiuta a diventare consapevoli dei propri atteggiamenti emotivi e psicologici associati all’assunzione di cibo, imparando a rispondere in maniera adeguata, e non con il cibo, in tutte quelle occasioni (emozioni, stress, ecc.) in cui non si presenta la sensazione di fame.

Le indicazioni nutrizionali nell’educazione alimentare

Indicazioni nutrizionali e schemi dietetici personalizzati, soprattutto in caso di patologie accertate e diagnosticate, sono utilizzati sempre nell’ambito di una educazione alimentare più generale, perché acquisire consapevolezza nella scelta dei cibi e dei comportamenti corretti (non solo alimentari) è la base per migliorare lo stato di salute nel presente e durevolmente nel futuro.

La riabilitazione nutrizionale aiuta a correggere le abitudini alimentari sbagliate

La parola “dieta” deriva dal greco e significa “stile di vita”. Quindi la dieta non è solo una lista di alimenti da assumere in quantità precise e a orari definiti, ma è molto di più: è il tipo di alimentazione più sano e idoneo per mantenere il proprio organismo in salute.

È impensabile riuscire a “stare a dieta” per tutta la vita e chi ci ha provato ne ha subìto le conseguenze: periodi di dimagrimento alternati a periodi di recupero del peso (fenomeno dello yo-yo o sindrome dell’oscillazione di peso), alterazioni del tono dell’umore durante la restrizione calorica come depressione, irritabilità, ansia... Infatti, seguire una dieta rigida tende a far aumentare l’incidenza degli episodi di “perdita di controllo” verso il cibo, o di episodi di “trasgressione” nei confronti di cibi considerati “proibiti” (con conseguente “senso di colpa”); inoltre, le abitudini alimentari costituiscono un elemento assai radicato nello stile di vita delle persone, che non si riesce a modificare con una semplice prescrizione dietetica.

 

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Alternative alla dieta rigida: modificare il proprio comportamento alimentare con la riabilitazione nutrizionale

Il comportamento alimentare di un individuo rispecchia lo stile di vita dell’individuo stesso: pasti troppo veloci a causa di orari rigidi sul lavoro, impegni inderogabili che fanno saltare i pasti, la fretta che non consente di cucinare… L’obiettivo fondamentale per un vero benessere nell’alimentazione non deve essere quello di seguire uno schema dietetico rigido per un certo periodo di tempo, che poi però è inevitabilmente destinato ad essere abbandonato. Dobbiamo perseguire piuttosto un cambiamento duraturo del “comportamento alimentare” mediante una modificazione profonda delle abitudini e dello stile di vita.

Questo è proprio il significato della riabilitazione nutrizionale: un intervento molto complesso che prevede non solo un’opera di informazione sulle caratteristiche degli alimenti e sui processi psicologici che determinano l’atteggiamento verso il cibo, ma anche l’imparare a mettere in pratica quotidianamente le informazioni ricevute.

La riabilitazione nutrizionale, cioè, mira a rendere la persona capace di costruire la propria dieta e in grado di modificare il proprio comportamento alimentare.