La Vitamina D
Rubrica di Nutrizione su laToscana nuova Dicembre 2022
Sappiamo bene quanto la Vitamina D sia fondamentale per la mineralizzazione ossea. Ma svolge un ruolo fondamentale nel controllo dell’infiammazione e del sistema immunitario e ultimamente si è visto che una sua carenza sembrerebbe essere associata alle forme piu’ gravi di malattia contro Covid-19. La sua carenza è stata associata anche a diversi tipi di malattie, dal diabete all’infarto, dall'Alzheimer all’asma o alla sclerosi multipla. Non vi sono ancora evidenze nette sul ruolo di questa vitamina nella protezione/prevenzione da alcuni tumori pertanto non ci sono ancora prove sufficienti per raccomandarne l’integrazione generalizzata per migliorare la prognosi dei pazienti. Vengono comunque redatte costantemente nuove linee guida ai fini della prevenzione dell’osteoporosi e delle sue complicanze: è necessario mantenere livelli ematici di vitamina D al di sopra di 20 ng/ ml, auspicabile un range 30-40 ng/ml (fonte:VITAMIN D UpDates 2022; https://doi.org/10.30455/2611-2876-2022-1).
Dove la troviamo? In realtà la maggior parte della vitamina D (l’’80-90%) si forma nella pelle a partire da un precursore (un grasso simile al colesterolo). Questo viene trasformato per effetto dell’esposizione alla luce, passa nel sangue, trasportato fino al fegato e al rene, e infine modificato nella forma attiva. Solo il 10-20 % del fabbisogno giornaliero di vitamina D proviene dall'alimentazione. I cibi in cui se ne trova di più, oltre a quelli che ne sono arricchiti a livello industriale (come molti cereali per la prima colazione o alcuni latti vegetali), sono i pesci grassi (come salmone, sgombro, aringa e sardine ma anche il pesce spada e la trota, le ostriche e i gamberi), i latticini, i formaggi, il burro e lo yogurt, il tuorlo d'uovo, il fegato. Fonti vegetali di vit D sono principalmente i funghi secchi e in misura minore verdure con foglie verdi, come spinaci, erbette e bietole.
Le popolazioni piu’ a rischio di incorrere a deficit sono i neonati, gli anziani e gli individui istituzionalizzati poiché non si espongono frequentemente alla luce esterna. Sono a rischio le persone che hanno una alimentazione scorretta o selettiva (regimi dietetici particolari e prolungati, disturbi alimentari), le persone con la pelle scura (avendo più pigmento cutaneo che riduce l’assorbimento di raggi ultravioletti), le donne in gravidanza o allattamento (hanno un fabbisogno piu’ elevato), le persone che soffrono di obesità e quelle che hanno patologie dermatologiche estese (come la vitiligine, la psoriasi, la dermatite atopica o le ustioni), pazienti con malattie intestinali che causano malassorbimento, quelli che soffrono di osteoporosi o osteopenia, quelli con patologie renali ed epatiche e quelli che assumono farmaci che interferiscono con il metabolismo della vitamina D, come le terapie cortisoniche croniche. Per questo l’eventuale integrazione (nella dose e nella modalità di somministrazione) deve essere valutata dal medico anche perchè l'eccesso può essere nocivo per la salute.